domingo, 8 de outubro de 2017

Il premio «Defensor Fidei» 2010 assegnato al cardinale Caffarra

STEFANO ANDRINI Gianpaolo Barra, direttore responsabile de «Il Timone», abbiamo chiesto per quali ragioni la rivista ha deciso di assegnare il premio «Defensor Fidei» al cardinale Caffarra. «Perché il cardinale» risponde Barra «ha avuto il coraggio di proclamare la verità, dottrinale ed etica, senza farsi condizionare e intimorire dalle mode culturali imperanti. E con ciò ha non solo adempiuto alla sua specifica missione di pastore d’anime, ma ci ha anche mostrato che cosa significhi veramente amare la Chiesa e il prossimo». Sui temi etici, sulla famiglia il cardinale ha spesso fatto sentire la sua voce controcorrente. Come valuta questo aspetto del suo magistero? Per quel poco che vale, il mio è un giudizio assolutamente positivo. In tempi così confusi, anche molti cattolici rischiano di perdere la bussola, di confondersi le idee e, conseguentemente, di agire male, magari senza seguire la legge di Dio. Il card. Caffarra, con il suo coraggio nel proclamare la verità, è davvero un punto di riferimento, quindi un aiuto concreto per tutti. Da anni uno dei temi ricorrenti negli interventi del cardinale è quello dell’emergenza educativa. Un’insistenza quasi profetica se guardiamo il livello di guardia che ha raggiunto il nostro sistema educativo sia familiare che scolastico... Sì, ma aggiungo qualcosa: in un’ottica cristiana, l’emergenza educativa è dovuta non solo a ragioni culturali, sociali e, se volete, politiche, perché di questo passo rischiamo di snaturare l’uomo e di costruire una società disumana; c’è dell’altro, che un cattolico non deve mai dimenticare: il rischio che si corre è quello della vita eterna. Una dis-educazione che spinge l’uomo ad agire come se Dio non ci fosse ha conseguenze tragiche, non solo in questa vita (alle quali si può tentare di rimediare con un processo di conversione), ma nell’altra. E qui, se si sbaglia, non esiste rimedio. In un vostro dossier il cardinale ha pubblicato un contributo sui beni non negoziabili nel magistero di Benedetto XVI. Cosa l’ha colpita in particolare di questo saggio? L’affermazione - tra le tante che mi hanno positivamente colpito - che la Chiesa, quando difende i cosiddetti beni non negoziabili e ne mostra la loro utilità anche sociale fa appello alla ragione dell’uomo, di ogni uomo, persino di chi non crede. Dopo più di due secoli di lotta al cristianesimo, che l’Illuminismo e le ideologie che ha partorito hanno scatenato in nome - proclamavano - della ragione, siamo finiti nell’epoca del trionfo del «pensiero debole» e del nichilismo. Una resa impietosa, una ritirata vergognosa, una disfatta: questo è stato l’esito della lotta anticristiana. E chi è rimasto a difendere l’uomo e le facoltà della sua sua ragione? Solo la Chiesa! E, nella Chiesa, pastori d’anime come il cardinale Caffara. Per questo si merita il Premio «Defensor Fidei». A Sabato la cerimonia di consegna a Oreno di Vimercate l cardinale Carlo Caffarra riceverà sabato 22 alle 11 il premio «Defensor Fidei» promosso dal mensile «Il Timone». A introdurre il discorso del premiato sarà Mario Palmaro, docente di Bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. La cerimonia si terrà a Oreno di Vimercate (Milano) nell’ambito della quinta edizione del «Giorno nazionale del Timone» un evento organizzato dall’omonima rivista di apologetica cattolica che, annualmente, proprio in questa occasione raduna i suoi lettori per trascorrere con loro una giornata di preghiera, di formazione e di autentico relax. Il premio «Defensor Fidei», giunto alla quinta edizione, viene assegnato ad un personaggio che si è distinto nella difesa della fede cattolica. In passato il Premio è andato al cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Hong Kong, a Lech Walesa, presidente emerito della Polonia e fondatore del sindacato Solidarnosc, a monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, in Iraq, e a don Thomas Chellanthara, sacerdote indiano, vittima della persecuzione scatenata da fondamentalisti indù nello Stato dell’Orissa che hanno tentato di bruciarlo vivo. I I

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